Il mistero della Roccaforte dei Rosacroce by Paolo Battistel

Il mistero della Roccaforte dei Rosacroce by Paolo Battistel

autore:Paolo Battistel [Battistel, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Quadrante
pubblicato: 2021-03-03T23:00:00+00:00


1 Silvio Solero, Storia onomastica della valle di Lanzo , vol. I, Ceres e la valle d’Ala di Stura , Società Storica delle valli di Lanzo, Lanzo Torinese 1955, p. 194. 2 Ivi , p. 195. 3 Ivi . 4 Roberto Drocco, Le antiche strutture abitative a Balme , in Miscellanea di studi storici sulle valli di Lanzo , Società Storica delle valli di Lanzo, Lanzo Torinese 1996, p. 196. 5 Ivi . 6 Ivi . 7 Ivi . 8 Ivi , p. 197. 9 Ivi , p. 199. 10 Ivi. 11 Ivi. 12 Ivi.

Il mistero dell’affresco dei Rosacroce

Secondo le narrazioni, il Ljinch commissionò numerosi affreschi all’interno della roccaforte del Ruciáss. Decorò la cappella adiacente e si interessò con particolare riguardo a lasciare traccia di sé e dei suoi discendenti in una delle stanze principali.

Il Ljinch fece affrescare il suo ritratto e quello dei suoi figli 1 in modo che anche nei secoli a venire restasse traccia di lui all’interno della casaforte che era riuscito a edificare in mezzo alle montagne.

L’erosione dei secoli, o molto più probabilmente i padroni successivi del castello, fecero sparire gli affreschi che descrivevano la storia del Ljinch e della sua famiglia. Oggi, della grande costruzione e delle opere artistiche che erano state commissionate per abbellirla, non è rimasto quasi più nulla. Stalle e abitazioni private hanno preso il posto dell’antico edificio che dominava la val d’Ala.

Di quell’antico mondo, in cui storia e leggenda si intrecciavano, sono rimasti alcuni affreschi che rivelano, ai nostri occhi increduli, il mondo misterioso ed esoterico dell’uomo chiamato Ljinch e degli antichi abitanti di Balme, un mondo segreto che nei secoli successivi non poté non contagiare anche il futuro parroco di Balme, Garino.

Uno degli elementi che meglio testimoniano l’esoterismo cristiano diffuso in quegli anni nella piccola comunità di Balme sono quattro affreschi sopravvissuti ai secoli e all’incuranza degli abitanti e che ancora oggi possono essere ammirati dagli sporadici visitatori (all’origine i muri affrescati dovevano essere molti di più).

Fu il Ljinch stesso a commissionarli (anche se i principali furono terminati dopo la sua morte) per una facciata interna della fortificazione e raffigurano delle insolite scene religiose d’argomento apparentemente cristiano, che rendono evidente, anche all’occhio più distratto, il tema esoterico soggiacente.

Il lavoro porta la firma «Joanni Castagnerius», ma la datazione che possiamo ritrovare sotto una delle opere affrescate, 1641, non deve trarre in inganno, poiché il lavoro diviso in quattro affreschi (che coprivano due muri dell’edificio) fu abbandonato e poi ripreso in più tornate, dal 1631 al 1697, anche se l’ultimo affresco terminato, La decapitazione di San Giovanni, ha una datazione tuttora incerta.

Gli affreschi commissionati dal Ljinch e dai suoi discendenti sono, in ordine temporale, La Vergine con il Cristo sulla croce, Il Cristo dalla croce alla Sindone, Il battesimo di Gesù Cristo e infine La decapitazione di San Giovanni : tutti evidenziano, in ogni loro parte, segni inequivocabili di un culto religioso che non aveva nulla a che fare con il cristianesimo romano ufficiale. Si tratta infatti di un simbolismo esoterico molto



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